
Vita est militia super terram. Così recita il profilo Instagram di Avanguardia Torino, il movimento neofascista che aveva aperto la sede Edoras nel capoluogo piemontese, sequestrata dai carabinieri, lunedì 7 luglio. Il versetto, tratto dal libro di Giobbe, si conclude con et sicut dies mercenarii dies eius (“e i suoi giorni sono come quelli di un mercenario”). Suggerisce come affrontare, evidentemente, le difficoltà intrinseche della vita terrena, e la natura transitoria dell’esistenza come motivo di conflitto interiore. Una riflessione sulla fatica del vivere, sull’impermanenza dell’esistenza (interpretata da filosofi come Seneca in quanto invito alla consapevolezza). Nulla di tutto ciò ha a che fare con la retorica militarista e violenta del gruppo neofascista torinese, che sembra ispirarsi piuttosto all’epica del virile combattente cristiano, il crociato che difende la “civiltà” dallo straniero infedele.
Il nome del locale, Edoras, rimanda a un cardine dell’iconografia neofascista, il Signore degli anelli di Tolkien. Edoras, infatti, è la città di Rohan, la terra degli uomini a cavallo (per capirci, quella di Aragorn, Viggo Mortensen nel film di Peter Jackson). In questo universo fantasy, declinato in versione cristiana, i camerati si rivedono guerrieri e protettori di una verde terra promessa. Per “difendere l’Italia” quelli di Avanguardia Torino attaccano svastiche alle pareti e sfilano con striscioni anti-islamisti, inneggiando a un fantomatico ritorno all’ordine. I reati contestati, tuttavia, parlano chiaro: associazione finalizzata alla propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa (art. 604 bis c.p.), oltre che apologia del fascismo (art. 5 L. 645/1952).
Se lo Stato, da un lato, in casi come quello torinese, interviene per difendere i valori democratici, dall’altro, concede margini di agibilità preoccupanti. A Roma, CasaPound si trova in un edificio occupato, in pieno centro, da vent’anni; e Forza Nuova, appena pochi mesi fa, ha inaugurato una sede nella capitale. Il 29 marzo 2025, a tre anni dall’assalto squadrista alla sede nazionale della Cgil, Roberto Fiore – già condannato a otto anni e sei mesi per quell’azione – ha tagliato il nastro del nuovo quartier generale insieme a Lotta studentesca, la costola giovanile del movimento. Non si tratta di un rifugio periferico, ma di uno spazio politico nel cuore di Roma, a due passi dalla Sapienza. Un’operazione tutt’altro che casuale: Forza Nuova lavora da mesi a consolidare la propria presenza territoriale, curando un’estetica neofascista, con un rebranding degno di una firma pubblicitaria, capace di attrarre le nuove generazioni. Fondata a fine anni Novanta da Fiore, già esponente di Terza posizione, Forza Nuova rivendica un’ideologia ultracattolica, razzista, antisemita e antidemocratica. Un progetto di restaurazione autoritaria, che esclude i diritti Lgbtqia+, come pure quelli dei migranti, e rigetta le posizioni femministe.
Eppure, nonostante la conclamata pericolosità, ribadita anche in sede giudiziaria, Forza Nuova continua ad agire liberamente: apre sedi, organizza eventi, stringe alleanze. Nel frattempo, a fine marzo, il consigliere comunale lombardo di Fratelli d’Italia, Massimiliano Festa, è passato a Forza Nuova, riportando così il gruppo di estrema destra nelle istituzioni. Ad accorrere alle nuove aperture dei centri neofascisti, sono gruppetti di giovani. Sono loro a infoltire le file del neofascismo contemporaneo. Con i visi oscurati, si vedono posare sui social con bandiere e striscioni branchi di ragazzi. Così anche nelle foto pubblicate da quelli di Avanguardia Torino, mentre, per esempio, si accompagnano con “camerati svedesi e francesi”. Il luogo sequestrato a Torino era stato visitato da White Boys Stockholm e Clermont Brotherhood, due gruppi dell’estrema destra europea.
In un recente articolo del “Guardian” (che si apriva con la frase provocatoria The boys are alt-right), il fenomeno è stato approfondito: il politologo olandese Cas Mudde spiegava come i giovani che votano per l’estrema destra rimangano comunque una minoranza rispetto alle persone anziane, più portate a essere “reazionarie”. Eppure, secondo i dati del European Elections Study 2024 (pubblicati da Wouter van der Brug, Sara B. Hobolt e Sebastian Adrian Popa), il tradizionale profilo dell’elettore di estrema destra – “pallido, maschio e vecchio” – sta cambiando. I giovani sono oggi meno inclini a sostenere la democrazia liberale e, nel 2024, hanno votato in misura maggiore per i partiti dell’estrema destra. Emerge una correlazione, in ogni fascia d’età, tra scarso sostegno ai valori democratici e voto all’estrema destra, soprattutto nei Paesi in cui questi partiti sono già al governo. I dati suggeriscono che le nuove generazioni potrebbero non essere un argine al declino democratico. Lo ha rilevato, nel gennaio 2025, l’European Democracy Hub, che ha posto l’accento sul crescente divario ideologico di genere tra i giovani dei Paesi democratici. Una polarizzazione profonda, sia delle giovani donne sia dei giovani uomini, che ha radici nella precarietà economica, nella crisi dell’identità maschile, nella percezione di essere “rimasti indietro”. “I giovani uomini avvertono le istituzioni come ostili nei loro confronti – secondo l’European Democracy Hub –, e ciò li rende più suscettibili a ideologie autoritarie di destra”.
In sedi come quella di Edoran, si creano quindi comunità virili e violente, che si presentano come rifugio per chi si sente escluso, e si trasformano in incubatrici di odio. E non si tratta solo dell’Europa, anche negli Stati Uniti il suprematismo bianco si muove seguendo la via della Gen Z.
Negli ultimi mesi, è emersa una rete nazionale di active clubs, gruppi neofascisti mascherati da palestre e circoli di arti marziali, che sta promuovendo youth clubs per adolescenti sotto i 18 anni, con l’obiettivo dichiarato di formare la prossima generazione di attivisti suprematisti bianchi. Diffusi in oltre venti Stati, questi gruppi condividono simboli, propaganda e allenamenti, con le cellule adulte, attirando giovani con l’estetica virile dell’Ufc (Ultimate Fighting Championship, un’organizzazione statunitense che promuove le arti marziali miste) e dei fratelli Tate. Secondo Joshua Fisher-Birch, analista dell’estrema destra americana, si tratta di “un movimento decentralizzato, che unisce sport da combattimento, attività propagandistiche e costruzione di gruppi locali”. Gli youth clubs – spiega – sono “gruppi attivisti nazionalisti bianchi per under 18, che si allenano e diffondono propaganda di extradestra”. In questo vuoto tardocapitalista – affettivo, economico, simbolico –, lo stesso che le sinistre faticano a colmare, si insinuano le ideologie nere. Promettono forza, ordine, sicurezza e un senso di comunità, che sarebbe il contrario dell’individualismo attuale. Offrono una narrazione nostalgica di un mondo maschilista, cristiano, patriarcale, gerarchico, in cui i giovani uomini si sentono al sicuro. Frustrazione, disorientamento e rabbia sono sentimenti diffusi e anche comprensibili, in un sistema socioeconomico in profonda crisi. Gruppi come Lotta studentesca o Avanguardia Torino agiscono su queste fragilità condivise, intercettando il disagio e trasformandolo in identità, appartenenza, militanza – e, soprattutto, inventandosi nemici da combattere.