
La elezione di Friedrich Merz a cancelliere passerà alla storia come la più controversa del dopoguerra. Dopo la prima votazione, si è profilato un terremoto politico nel Bundestag, dato che Merz non era riuscito a ottenere la maggioranza necessaria per la carica di cancelliere. Un caso simile non si era mai verificato. C’erano stati sì, in passato, casi di elezioni molto risicate: Helmut Schmidt (Spd), nel 1976, e Helmut Kohl (Cdu), nel 1994, furono eletti entrambi con una maggioranza di soli due voti, e Willy Brandt (Spd), nel 1969, con una maggioranza di tre voti. Ma tutti e nove i capi di governo che hanno preceduto l’attuale avevano raggiunto la maggioranza richiesta alla prima votazione. In questo caso invece, dopo la imprevista débâcle, Merz è stato eletto solo alla seconda. Dopo ore di consultazioni e intense discussioni, il leader della Cdu si è ricandidato, ed è stato finalmente eletto.
Marcus Söder della Cdu aveva nel frattempo fatto appello a “tutti i democratici”, “perché dessero vita a un governo stabile”. E aveva agitato il fantasma della Repubblica di Weimar, ventilando “conseguenze imprevedibili” se anche il secondo turno fosse andato male. Il riferimento a Weimar era alla prima democrazia tedesca che, negli anni Trenta, finì per crollare per mano dei nazionalsocialisti. Secondo il leader cristiano-democratico bavarese chiunque, nella coalizione, avesse votato contro Merz al primo scrutinio, non si era reso conto della gravità della situazione. Angela Merkel, presente in aula, è rimasta allibita: “Non s’è mai visto nulla di simile”.
Il problema non era certo l’elezione formale di Merz: la normativa tedesca, infatti, prevede che il Bundestag voti per tre volte, e nel terzo scrutinio è sufficiente una maggioranza relativa. Il leader della Cdu, quindi, avrebbe al limite dovuto semplicemente attendere la terza votazione per essere eletto, dato che non c’erano alternative credibili. Ma quello che è avvenuto, in ogni caso, è estremamente sorprendente, perché i due partiti della coalizione di governo dispongono sulla carta di un buon margine di voti, 328; alla conta della prima votazione, tuttavia, Merz ne aveva ottenuti solo 310 sui 316 che ne sarebbero serviti. I diciotto franchi tiratori sono poi rientrati nella seconda votazione, ma il segnale che hanno voluto mandare è stato forte. E, in una situazione delicata come quella che la Germania sta attraversando in questo momento, alle prese con una profonda crisi economica e con un gigantesco piano di riarmo appena lanciato per i prossimi anni, una instabilità governativa rischierebbe di accrescere ulteriormente le difficoltà.
La “falsa partenza” del vincitore della tornata elettorale di febbraio, che nell’ultimo mese ha cercato in tutti i modi di rassicurare gli osservatori internazionali sul fatto che “la Germania si è rimessa in marcia”, mostra una insospettata fragilità della coalizione, le cui ragioni non sono per ora del tutto chiare. Non si può sapere se i dissidenti provengono dai ranghi della Cdu o della Spd, poiché l’elezione è a scrutinio segreto. Certo, Merz non è popolarissimo nel suo stesso partito, e non sono mancate critiche interne, anche molto dure, per quanto riguarda la cancellazione del limite al debito. Altra questione non digerita, all’interno della Cdu, è stata l’adesione di Merz alla mozione anti-immigrazione di AfD, il balletto di avvicinamento con i neofascisti che ha fatto per un momento saltare il muro preventivo costruito da tutti gli altri partiti dell’arco democratico (vedi qui). Un gioco pericoloso, proseguito con cauti colloqui post-elettorali, che hanno ugualmente prodotto sconcerto.
Ines Schwerdtners della Linke ha dichiarato: “È stato un errore fin dall’inizio per Merz giocarsi la fiducia dei partiti democratici e fare accordi con i fascisti, ha abbattuto il firewall e ora ne sta pagando il conto”. Certo è che la questione del voto sulla mozione di AfD ha provocato un terremoto interno nella Cdu: noti intellettuali hanno dato le dimissioni e si sono allontanati dal partito. La Spd, per parte sua, ha spergiurato sulla lealtà del voto dei suoi rappresentanti, lasciando capire che le responsabilità andavano cercate altrove.
A gongolare è la AfD, la formazione di estrema destra arrivata seconda al voto di febbraio. Nonostante sia stata tagliata fuori dai negoziati per il governo, continua a guadagnare consensi nei sondaggi, che ormai la danno quasi alla pari con i cristiano-democratici. “È una buona giornata per la Germania”, ha detto il co-leader del partito Tino Chrupalla, che ha addirittura chiesto di convocare subito nuove elezioni, e, anche dopo il successo di Merz, ha continuato a sostenere che il governo non durerà. La popolare e diffusissima “Bild Zeitung” ha messo in prima pagina la foto di Merz accompagnata da un “bocciato!”, ritraendolo nelle vesti di uno studentino che non ha passato l’esame.
La situazione ha suscitato reazioni a livello internazionale: “Quello che è successo stamattina è un fulmine a ciel sereno, non era mai successo nella storia tedesca. In Europa come in Germania c’è un paesaggio politico frammentato e teso, la mancata elezione è stata una cosa veramente inattesa”, ha detto la capogruppo dei liberali di Renew al parlamento europeo, la francese Valerie Hayer, sottolineando come la vicenda rappresenti un pericolo anche per l’Europa. E in effetti mai come in questa fase l’Unione ha un estremo bisogno di una Germania forte e determinata. Il politologo Karl-Rudolf Korte ha una visione simile della situazione. Merz, con un simile inizio, ha un evidente problema di credibilità – ha detto Korte al canale televisivo “Phoenix”, aggiungendo che il nuovo cancelliere ha visto sfumare la possibilità di cominciare il suo governo con il vento in poppa. Ha anche fatto rilevare, però, che un governo solido è comunque possibile dopo un’elezione al secondo tentativo, e l’impressione negativa suscitata dall’evento potrebbe essere bilanciata, se il lavoro del governo riuscisse a far decollare almeno alcuni degli ambiziosi progetti in cantiere già entro l’autunno. In ogni caso, è chiaro che i franchi tiratori hanno voluto lanciare un monito, e la maggioranza non va data per scontata: andrà costruita attraverso un’attenta gestione politica. La Germania si è scoperta fragile, e l’ombra dell’estrema destra incombe sempre più minacciosa sul Paese. Il decimo cancellierato tedesco parte in salita.