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Vincenzo De Luca, un presidente d’assalto

4 Aprile 2023 Guido Ruotolo  580

Sarà una dura battaglia. Con scontri all’arma bianca. Proverà a resistere, accerchiato e isolato presidierà i suoi territori per rispondere colpo su colpo all’offensiva romana. Sì, Vincenzo De Luca, governatore della Campania, signore delle tessere, non intende arrendersi. E alla nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha commissariato il partito in Campania, risponde – come scrive il “Corriere del Mezzogiorno” – in maniera chiara: “Il destino della Campania si decide in Campania, non a Roma né alle Nazioni Unite”.

I militanti del Pd campano, che hanno appoggiato l’elezione di Schlein, speravano nella decisione della segretaria del partito di commissariare De Luca nei fatti. È la svolta tanto auspicata. E molti ex, che hanno appoggiato la sua candidatura, aspettano oggi di iscriversi al partito campano: “Dobbiamo capire se cambierà la posizione sulla guerra. Noi vogliamo la pace, e se Elly Schlein dirà parole non equivoche allora ci iscriveremo. Ma per il momento ha confermato il sostegno all’invio delle armi”.

Vincenzo De Luca ha attraversato mezzo secolo di vita politica. È diventato un potente leader del suo partito, dal Pci al Pd, senza mai uscire dai confini della sua Salerno. Le sue “gesta” sono state amplificate dai media. Certo, ha avuto anche una breve parentesi da parlamentare, ma in sostanza è stato sempre sindaco, consigliere, dirigente del partito locale, fino a diventare per due volte presidente della Regione Campania. Il suo sistema di potere si è cementato negli anni Ottanta, con l’alleanza di un socialista importante, ex ministro, Carmelo Conte di Eboli, oggi diventato suo acerrimo avversario. Le sue elezioni a sindaco hanno sempre avuto medie “bulgare”: questo per dire che il consenso nei suoi confronti è andato ben oltre l’appartenenza a uno schieramento di sinistra. E non solo ha riempito il forziere dei voti del Pd, ma nello stesso tempo ha creato un suo partito personale.

È stato il sindaco che ha trasformato Salerno, l’ha fatta crescere e ha saputo costruirne una identità. Sindaco “sceriffo” negli anni Novanta. Sempre al centro di polemiche per la sua durezza, i messaggi sapientemente gestiti da un sistema di potere dell’informazione, che ha avuto ai suoi piedi. E oggi De Luca non intende andare in pensione. Governatore della Regione Campania, vuole lasciare l’eredità del suo sistema politico ai figli, parlamentari e consiglieri comunali.

E, soprattutto, vorrebbe imporre la sua candidatura per il terzo mandato a presidente della Regione. E già, perché da quasi un decennio è governatore, avendo avuto la capacità di estendere il suo sistema di potere anche alle altre province campane. Per anni, né le forze di polizia né la magistratura hanno “vegliato” su questo sistema di potere. O meglio, non sono mai inciampate in “anomalie” o episodi penalmente rilevanti. Sì, una iscrizione sul registro degli indagati non si è mai negata a un amministratore pubblico. Ma De Luca si è sempre “salvato”. Negli ultimi anni, la procura di Salerno si è svegliata e alcuni uomini del presidente sono stati sfiorati, se non indagati, per reati di pubblica amministrazione.

Sia chiaro, mai una macchia indelebile nel corso di una carriera che lo ha visto in ruoli apicali. Eppure il suo sistema di potere è vissuto dai suoi oppositori come “criminogeno”. Naturalmente, alla magistratura spetta indagare sugli aspetti penali. Per il partito, invece, il nervo scoperto è la gestione del tesseramento.

Nell’ultima campagna di iscrizione al partito, con un solo bonifico di 42.000 euro, sono state registrate 1.574 nuove iscrizioni. Era successo anche alla fine del secolo scorso, alla vigilia dell’ingresso nell’euro, quando migliaia di tessere “costarono” sedici milioni di vecchie lire. Un deputato di allora, talmente indignato, disse testualmente: “La federazione di Salerno è come una università dei brogli”. Nel racconto orale di questa storia opaca, ci sono pacchetti di tessere ritrovati dalla polizia giudiziaria a casa di un indagato per reati gravi. In un elenco di iscritti, sono segnalati diversi nomi di “delinquenti”. È stato rinviato a giudizio un dirigente del Pd che, nel suo ufficio di direttore di consorzio di bacino, conservava pacchetti di tessere nel cassetto e faceva prestiti fra i suoi iscritti. In una intercettazione telefonica del 2012, nel corso delle primarie per scegliere i candidati al parlamento, un fedelissimo di De Luca afferma: “Posso alterare settecento schede, ma almeno trecento devono essere a favore di (…)”.

L’eterno candidato bocciato alla segreteria del partito, Gianni Cuperlo, alle primarie del 2013, in cui partecipava anche Matteo Renzi, presentò ricorso perché, a Salerno, Renzi aveva ottenuto il 98% dei consensi. Ecco, tutto questo Elly Schlein vuole cancellare con un colpo di spugna. De Luca soccomberà? Cambierà casacca? È difficile pensare che sceglierà di andare in pensione. Più probabilmente cercherà di trattare. Per sé, ma anche per i figli. Si ritirerà nella sua Salerno. Magari decidendo di candidarsi ancora a sindaco della città.

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Tagscommissariamento Elly Schlein Guido Ruotolo Regione Campania segretario Pd tesseramento Vincenzo De Luca

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