Sarà Piombino, sabato 11 marzo, il centro delle battaglie contro rigassificatori, trivelle e gasdotti. Una fitta rete di organizzazioni ha lanciato, infatti, la manifestazione nazionale: “Per la giustizia climatica liberiamoci dal fossile e da opere inutili”. Un’iniziativa presentata nei giorni scorsi alla Camera dalla rete nazionale “No Rigass, no Gnl”, e dalla “Campagna fuori dal fossile”, con i loro rappresentanti: dai comitati di Piombino, Usb, Cobas. La giornata si annuncia di grande importanza, perché le comunità coinvolte dalla decisione del governo Meloni di riprendere le trivellazioni sono molto indignate, essendo già note le conseguenze di quella scelta dal punto di vista dell’inquinamento e della destabilizzazione dei terreni, ed essendo, inoltre, inesistenti i vantaggi economici – ammesso e non concesso che si possa ancora continuare a ragionare in questi termini in piena crisi climatica.
La contabilità, in ogni caso, dimostra la follia dei piani del governo: nel 2022 sono stati consumati 68 miliardi di metri cubi di gas rispetto agli 86 del 2005. Il calo dei consumi è consistente: Snam e Terna prevedono che, nel 2030, avremo bisogno di 58 miliardi di metri cubi di gas, di cui solo tre dalla produzione nazionale. Al contrario, le nuove opere fossili porteranno a una capacità di importazione e trasporto di 106 miliardi di metri cubi all’anno, cioè a una sovra-capacità del 45% (si veda il dossier “L’Italia verso una inutile sovra-capacità fossile: a quali costi?”).
In realtà, la politica energetica della destra è tutta rivolta al blocco di interessi delle industrie del fossile, con buona pace delle previsioni catastrofiche per il pianeta. Quando Giorgia Meloni parla dell’Italia come hub mediterraneo del metano, citando pure Enrico Mattei (molto ma molto a sproposito), sta dettando l’agenda degli interessi di quell’industria e non di quelli del Paese. Comitati cittadini, associazioni ambientaliste, organizzazioni sindacali e sociali si stanno dunque organizzando, partendo dalle proteste contro il rigassificatore previsto a Piombino – tra una ventina di giorni dovrebbe arrivare la nave per l’inizio dei lavori, e lì ci sarà occasione per nuove mobilitazioni.
La manifestazione è molto stimolante, dal punto di vista politico. L’agenda della protesta, in teoria, coincide con i propositi di tutti i partiti delle opposizioni, che si dicono favorevoli alla transizione energetica: sfileranno Unione popolare, Alleanza verdi-sinistra, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, pezzi di Pd locale, mentre altri, che facevano capo al presidente della Regione Emilia-Romagna, Bonaccini, durante la campagna per l’elezione del segretario dem, si sono dichiarati favorevoli; e non ci sarà neppure la neosegretaria del Pd, Elly Schlein, a cui pure gli organizzatori hanno rivolto un appello.
Sul fronte della destra, il sindaco della città – esponente del partito della presidente del Consiglio – ha mantenuto coerentemente il suo “no” al rigassificatore; anche la leader era contraria, prima di cambiare disinvoltamente idea una volta a palazzo Chigi. Non ci stupiremmo se sfilasse qualche bandiera leghista o di Fratelli d’Italia, portata da cittadini indignati e preoccupati per il proprio futuro.