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Il discorso del Presidente
Draghi: come espungere il conflitto sociale dalla storia d’Italia
Il discorso tenuto da Draghi agli imprenditori riuniti da Confindustria ha avuto un indubbio successo che ha un preciso significato politico, su cui conviene riflettere. Non disponendo di un applausometro è difficile stabilire se la standing ovation che i 1170 invitati all’assemblea nazionale della Confindustria hanno tributato a Mario Draghi, abbia superato o meno, per durata e intensità, gli applausi riservati ad altri presidenti del Consiglio in occasioni passate. Come, per esempio, quelli che hanno accompagnato l’affermazione di Berlusconi nel 2017 al convegno dei giovani industriali a Capri, quando definì gli imprenditori “eroi”. Non è la prima volta che i partecipanti alle assisi confindustriali applaudono Draghi. Era già accaduto dieci anni fa, come ha ricordato Bonomi, quando “l’uomo della necessità”, secondo lo stesso capo di Confindustria, era presidente della Banca centrale europea.
Ma stavolta l’accoglienza a Draghi ha significato un salto di qualità nei rapporti fra Confindustria e governo. Non erano così caldi all’inizio. L’associazione padronale aveva adottato una tattica più insidiosa, cercando di disarticolare la nuova maggioranza, ministero per ministero, quasi a costruirsi una propria interfaccia governativa. Risultò evidente quando gli strali confindustriali si concentrarono con successo sul timido tentativo del ministero del Lavoro di prorogare il blocco dei licenziamenti. Il gioco diventò scoperto quando Confindustria riuscì a modificare il testo dell’avviso comune fra governo e sindacati, al punto da toglierne qualsiasi efficacia.