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Manovra economica, i fischi e gli applausi

Fischi e applausi per la prima assoluta del governo Meloni. Le critiche alla manovra sono tante, e non arrivano solo dalla società civile e dai sindacati (la Cgil ha indetto già scioperi territoriali insieme alla Uil), ma anche da luoghi istituzionali importanti, come la Banca d’Italia, la Corte dei conti, l’Ufficio parlamentare di Bilancio e via dicendo. Tra i no alla manovra scopriamo varie sorprese; ma abbiamo ascoltato anche applausi più o meno rumorosi. Il teatro della comunicazione è sempre più da interpretare. Cominciamo dagli applausi.

Lucio Caracciolo, ispiratore di “Limes” e grande divulgatore della geopolitica, ha fatto notizia per le sue dichiarazioni su uno degli aspetti più controversi e antichi: il ponte sullo Stretto. Si tratta di un’opera da sempre osteggiata, ma che andrebbe finalmente realizzata “perché è una priorità strategica per l’Italia”. A Caracciolo non è piaciuta la presa di posizione critica della commissaria europea ai Trasporti, la romena Adina Valean, secondo la quale per finanziare il progetto serve un progetto (lapalissiano). Caracciolo spera che il governo Meloni riesca ad attivare quel progetto e che non fallisca come tutti i governi precedenti, dal 1876, quando il ministro Giuseppe Zanardelli diceva: “Sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al continente!”.

Reddito di cittadinanza, scene di caccia al povero

In un momento così particolare per la storia del nostro Paese, l’unica cosa che cresce è la confusione. I sentimenti di ansia e paura per il futuro, amplificati dalla pandemia, vengono ora sapientemente indirizzati dalla destra contro i nemici interni. L’untore è sempre dietro l’angolo. E questo sembra uno schema funzionale anche nella sfera economico-sociale. I soldi per sostenere una finanziaria postelettorale non ci sono, e nessuno pensa di rompere il tabù di cristallo del tetto al debito pubblico. Così, per dare qualche contentino agli elettori, si devono “redistribuire” le poste in gioco: prendere dai poveri per dare qualche briciola ai più poveri. L’idea geniale – che potrebbe suscitare l’invidia dello stesso ex ministro Tremonti, mago della finanza creativa – viene applicata in tutti i settori del welfare e delle politiche sociali. Insieme con un’altra idea, che si fa strada nel dibattito politico e nell’opinione pubblica sempre più populista: sei povero? È colpa tua. Anzi, dobbiamo cercare di metterti da parte, perché rischi di essere un freno al progresso economico. Sul reddito di cittadinanza precipita un dibattito etico-politico vecchio di tre secoli.

L’avevano promesso e lo stanno facendo, anche se in modo per ora soft, o meglio mimetico. Il reddito di cittadinanza va abolito – e cosa ci sarà dopo, come provvedimento di welfare per sostenere le famiglie povere, nessuno è in grado di dirlo. Il governo Meloni si basa su una propaganda politica che, pur essendo parzialmente camuffata, raggiunge picchi ideologici mai sentiti: e questo si capisce più da cosa scrivono e filmano i politici sui social, che dalle dichiarazioni ufficiali spesso imbarazzate o, peggio, dilettantesche. Il fastidio della premier Meloni, nei confronti dei giornalisti che sarebbero troppo incalzanti nelle domande (con Draghi erano molto più “rispettosi”), è esemplare dello spirito dei tempi. Ci sono perfino cronisti politici ed economici che rimpiangono appunto il ministro più maleducato, quel Tremonti che ti bacchettava pubblicamente dicendoti, “lei non capisce niente…”.

Il movimento “no pass” in Francia e i dubbi a sinistra

Ha ragione la sociologa Chiara Saraceno, in una intervista apparsa sul “manifesto” del 12 ottobre 2021: “Il green pass è diventato il capro espiatorio...