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La sentenza sulla strage di Bologna: è Bellini il quinto uomo
Anzitutto, i fatti. Il 2 agosto del 1980 una bomba esplode nella sala di attesa della stazione di Bologna, provocando ottantacinque morti e oltre duecento feriti. Vengono condannati come esecutori materiali Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, esponenti dei Nuclei armati rivoluzionari, una banda di terroristi che interpretano l’ordinovismo neofascista degli anni Ottanta. Una volta scoperta l’opera di depistaggio, vengono individuati come mandanti Licio Gelli, Francesco Pazienza, i capi dei servizi Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Oltre a Paolo Bellini, condannato ieri all’ergastolo, nel 2021 è stato condannato, in primo grado, per complicità con gli esecutori Gilberto Cavallini, ex terrorista legato all’ordinovismo veneto. Spostata di un anno, al prossimo gennaio, la sentenza di secondo grado, senza un apparente motivo.
È una condanna in primo grado, quella di Bellini, ma di una forza dirompente: rompe la cortina di nebbia sulla strage di Bologna. Il 6 aprile 2022, il presidente della Corte di assise di Bologna, Francesco Caruso, ha letto la sentenza nei confronti di Bellini per aver preso parte all’azione terrorista e, con lui, per depistaggio, contro l’ex capitano dei carabinieri, Piergiorgio Segatel (sei anni), e contro Domenico Catracchia, amministratore del complesso immobiliare di via Gradoli, a Roma, sede di un covo dei Nar, per false dichiarazioni ai pm (quattro anni).