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La bufala del complotto
Mentre i migranti continuano a morire nel Mediterraneo, il ministro della Difesa del governo di destra si serve di quello che, da sempre, è uno degli strumenti propagandistici preferiti dei populismi e dei fascismi: la teoria del complotto. In ciò è stato preceduto dal presidente semi-golpista tunisino, Saïed (vedi qui), che già da un po’ ha denunciato l’arrivo di neri sub-sahariani, con l’intenzione, da parte dei trafficanti di esseri umani, di modificare la composizione arabo-musulmana del suo Paese. La minaccia della “sostituzione etnica”, spaventapasseri agitato dall’estrema destra europea, adattata alla realtà tunisina.
Il ministro della Difesa italiano non è arrivato a tanto, ma, con una furba mossa di politica internazionale, ha attirato l’attenzione dell’Unione europea e della Nato sul gruppo Wagner, l’organizzazione militare ultranazionalista privata ma dipendente dal governo russo, che interviene in Ucraina non meno che in alcuni Paesi africani (soprattutto in quelli, come il Mali, entrati in contrasto con la Francia, ex potenza coloniale della zona). L’intento appare chiaro: attraverso le presunte mene di Wagner e della sua “guerra ibrida”, cercare, una volta di più, il coinvolgimento dell’Europa – e ora anche della Nato – nella “difesa delle frontiere meridionali” dell’Unione, utilizzando allo scopo l’antipatia generalizzata suscitata dai Wagner, impegnati al momento nella distruzione della città ucraina di Kharkiv.