
Governare le grandi città italiane è diventata, a quanto pare, impresa sempre più difficile. In attesa di capire in dettaglio i meccanismi per cui sta affondando, sotto i colpi di varie inchieste giudiziarie, il “modello Milano” di Giuseppe Sala e di Manfredi Catella, anche altri “modelli”, tra cui quello di Genova, mostrano la corda. Del “modello Milano” abbiamo parlato spesso in passato, criticandolo aspramente (per esempio, vedi qui), e mostrando che tutto poteva essere meno che un modello cui ispirarsi per altre città “meno fortunate”; ma può servire anche qualche riflessione su quanto sta avvenendo invece a Genova.
Dopo la sconfitta elettorale, il “modello Genova” del “sindaco del fare”, Marco Bucci, e del suo erede Pietro Piciocchi, sembra decomporsi lasciando una scia di scorie velenose in eredità alla nuova giunta. L’elenco sarebbe lungo, ci limitiamo ad accennare ad alcuni dei temi che stanno agitando il dibattito politico in città. Non si è ancora spenta l’eco della vicenda dello strampalato progetto di Skymetro in Val Bisagno e del destino dei quattrocento milioni già stanziati per il finanziamento, che già in primo piano c’è ora un buco non ancora ben quantificato nel bilancio dell’azienda locale dei trasporti (Amt), che sarebbe intorno ai trenta milioni di euro.
C’è poi la questione spinosa del Palasport, teatro di discusse operazioni di ristrutturazione, e lasciato poi in pasto a grandi catene dell’abbigliamento e della ristorazione, con grande irritazione del piccolo commercio al dettaglio, cui erano stati promessi degli spazi. Qualcuno in città lo ha etichettato come “Palaburgher”. Per non parlare di una serie di altre operazioni fallimentari avviate nel vertiginoso “affaccendarsi inoperoso” della vecchia giunta, tra cui il vergognoso rifacimento del vecchio porticciolo di Nervi, trasformato in una colata di cemento e divenuto pressoché impraticabile, e ancora la super-mercatizzazione della storica Rotonda di Carignano.
La questione che tiene banco, però, è proprio quella di come ripianare il buco di bilancio della Amt. Una decina di milioni pare che arriveranno dalla Città metropolitana, ma è stata ventilata la possibilità di una manovra che prevede un aumento dell’Imu sugli immobili a “canone concordato”. L’assessore alla casa, Davide Patrone, ne ha parlato, prospettandola nel corso di una riunione con le associazioni degli inquilini, e spiegando che si prevede un aumento dallo 0,78 all’1,06 delle aliquote Imu su circa 27mila immobili. Per i circa 27mila contratti a “canone concordato” di Genova c’è quindi il rischio che l’Imu passi dal 5% al 10%.
Il “canone concordato” è un accordo che stabilisce un importo inferiore rispetto al canone di mercato per gli affitti, regolato da accordi locali tra associazioni di proprietari e inquilini. Le misure rientrano nelle politiche residenziali che fanno riferimento alla Edilizia residenziale pubblica, ovvero all’insieme di alloggi di proprietà pubblica, destinati all’affitto a canone agevolato per individui o famiglie che si trovano in condizioni di disagio economico.
Patrone ha giustificato la misura con il buco lasciato dall’amministrazione precedente, e ha parlato di un fabbisogno di oltre cinquanta milioni di euro lasciato scoperto dalla giunta Bucci, che rischia di compromettere servizi essenziali per la città, non solo gli interventi promessi nel corso della campagna elettorale su scuola, sociale, manutenzione delle strade e del verde, ma anche la necessità di finanziare il fondo per la morosità incolpevole. Una variazione di bilancio di circa ventisei milioni di euro. Ma il prospettato aumento dell’Imu ha scontentato sia le associazioni dei proprietari sia quelle degli inquilini. Se i proprietari lamentano di dovere pagare più tasse, tra le preoccupazioni delle associazioni degli inquilini c’è quella che i proprietari possano rivalersi su di loro per fronteggiare gli aumenti, che in media ammonteranno a 190 euro a immobile. Dalla manovra fiscale il Comune dovrebbe ricavare circa 5,3 milioni. “Ogni provvedimento di questo genere comporta dei sacrifici – ammette l’assessore Patrone –, ma dentro questa manovra andiamo a finanziare servizi pubblici essenziali e il fondo sulla morosità incolpevole comunale con 250mila euro per i prossimi mesi, il tempo per dare respiro ai conti pubblici e preparare il nostro bilancio”. Quella del fondo per la morosità incolpevole è una battaglia che il centrosinistra ha portato avanti quando era all’opposizione e adesso l’obiettivo è ampliarlo: “Il traguardo dovrà essere un milione annuo – spiega ancora Patrone –, per noi il tema casa è fondamentale e lo dimostra l’aver voluto finanziare il fondo”. E in effetti quello della casa è uno dei dossier su cui la giunta Salis ha dichiarato di stare lavorando. Prevede un ruolo più ampio di Spim, la società di promozione del patrimonio immobiliare del Comune di Genova, e la possibilità di intercettare fondi per ristrutturare gli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Al di là di questi nobili progetti, ancora tutti in cantiere, è in ogni caso evidente come la mossa dell’aumento dell’Imu sia decisamente impopolare. Stefano Salvetti, portavoce del sindacato inquilini Sicet, ha dichiarato: “Ci devono ripensare, come abbiamo evidenziato nell’incontro. Con fatica in questi anni abbiamo lavorato per rinnovare l’accordo territoriale per i contratti concordati e la tassazione agevolata, specialmente la cedolare secca al 10%, e questa è l’architrave che sorregge questa tipologia contrattuale, con una premialità per l’Imu che abbiamo portato a casa anni fa, e a cui non si vuole rinunciare”. Un parere altrettanto negativo è stato espresso da Bruno Manganaro del Sunia.
Salvetti ha proseguito insistendo sul fatto che non si capisce perché non vengano utilizzati i quasi diecimila alloggi Erp, a Genova, per calmierare affitti in rapida crescita in tutta la città, e consentire a molte persone in difficoltà abitativa di poter pagare un affitto accettabile e accedere a una casa. A Genova sono oltre duemila le persone in coda nelle liste di attesa per ottenere una casa in affitto. Ogni anno, vengono assegnate solo cento-duecento abitazioni. Sarebbe necessaria una regia intelligente per non lasciare per strada nessuno, per non aumentare il numero già elevato degli sfrattati incolpevoli. Comunque, riguardo all’aumento Imu, non c’è ancora nulla di deciso: il Comune ha fatto sapere che cercherà fondi da altre parti per coprire le spese e garantire la continuità della misura, ma il rischio concreto è che l’agevolazione comunale venga meno.
Il rischio – spiegano le associazioni di categoria – è che i proprietari delle abitazioni decidano di non affittare più e di rivolgersi al libero mercato o ai contratti di affitto brevi. Il percorso della nuova giunta appare perciò da subito “minato”, come ha ben scritto il giornalista Marco Preve, e la neosindaca, che pareva intenzionata a schiudere modalità innovative di gestione della città, deve fare i conti con difficoltà di ogni genere, che spuntano a ogni angolo. E non si tratta solo di gestire il lascito avvelenato di Marco Bucci, ma anche di capire in quale modo si vuole avanzare. Purtroppo, dopo una partenza che ha alimentato qualche speranza, ora ci si trova di fronte a decisioni difficili e a scelte discutibili che andrebbero prese… cum grano Salis.