
Durante l’intera giornata di ieri, 22 maggio, la Camera dei deputati è stata teatro di incredibili scene di autoritarismo da parte della destra, in particolare nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, dov’era in discussione il famigerato “decreto sicurezza”. Nella furia di far presto, senza alcuna buona ragione – tecnicamente, infatti, il decreto non è in scadenza (e quelle norme sono assolutamente fuori dalla teoria della decretazione d’urgenza: evidentemente il Quirinale deve fare lo slalom tra gli insulti alla Carta, scegliendo il “male minore”, impossibile scelta) – la destra ha imposto una doppia tagliola: dopo avere dimezzato i tempi della discussione, i presidenti, Ciro Maschio e Nazario Pagano, con piglio dispotico hanno stabilito che la discussione poteva finire lì, anche se mancava ancora l’esame di circa trecento emendamenti. Ma andava bene così, bisognava tagliar corto, si poteva iniziare a fare le dichiarazioni di voto, così da assicurare il mandato al relatore (per l’Aula) entro le ore 17.
Le inevitabili proteste delle opposizioni hanno fatto “perdere” un po’ di tempo ai due zelanti presidenti, che hanno tolto la parola a diversi deputati impedendo loro di fare la dichiarazione finale di voto. Scene difficili da rintracciare – anche negli annali non sempre lusinghieri, con maggioranze di tutti i colori politici, della prassi parlamentare. Da notare che, per tutta la discussione, non si è mai sentita una mezza voce di esponenti delle destre, per via di una rigida consegna del silenzio, onde evitare incidenti, essendo il fronte non compatto su alcuni punti.
Forza Italia avrebbe fatto volentieri a meno della schifosa norma che impone il carcere alle detenute madri, e una parta della Lega (Zaia) avrebbe voluto ritoccare il divieto isterico di produrre canapa industriale, affogando un settore virtuoso in forte espansione. Del resto, il provvedimento è davvero mostruoso (vedi qui); le opposizioni non hanno potuto dire una parola sul divieto di protesta silenziosa dei detenuti, la cosiddetta norma anti-Ghandi, o su quella che consente agli 007 di costituire bande armate con lo scudo penale: un punto che fa inorridire le associazioni delle vittime delle stragi causate appunto da bande armate protette dai servizi, una pratica che troverebbe oggi una sua legittimità. La vecchia Gladio, in confronto, era quasi un gioco di società.
La prossima settimana si va in Aula; lunedì pomeriggio il governo chiederà la fiducia per assicurarsi l’ok definitivo al testo, entro al massimo mercoledì; mentre sono attese due imponenti manifestazioni nella capitale, appunto lunedì e ancora sabato. Il decreto ha coagulato centinaia di associazioni consapevoli che siamo alle porte di uno Stato autoritario: il dissenso viene azzerato, mentre si profilano un controllo e una repressione sociale come mai si erano visti nell’Italia repubblicana.