
“È un piano sostanzialmente trumpiano”. Non consente di farsi illusioni, il professore Andrea Crisanti, a chi gli chiede un giudizio sulle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità in caso di nuove pandemie, alle quali il governo italiano, con una schiera di Paesi sovranisti, si è opposto. “Solo l’ignoranza dei Paesi sovranisti, compreso il nostro, può spiegare l’ottusa opposizione al piano pandemico varato dall’Oms” – spiega ancora Crisanti. Non usa metafore, com’è sua abitudine, per spiegare quale sia il senso della resistenza del fronte populista al documento varato dall’Organizzazione mondiale della sanità. “Un piano quanto mai blando, che già aveva abdicato in partenza a ogni ambizione di organicità e coordinamento sovranazionale” – aggiunge l’attuale senatore del Pd, eletto nella circoscrizione europea, nella quota dei parlamentari che rappresentano gli italiani all’estero.
Crisanti, come si ricorderà, fu uno dei principali scienziati che difesero con forza la linea di contrapposizione al contagio proposta dal governo Conte 2, con Roberto Speranza ministro della Sanità. Benché l’allora cattedratico a Padova, primario di virologia all’Ospedale maggiore della città veneta, non risparmiasse rilievi critici neppure alla strategia dell’esecutivo. In particolare, Crisanti riuscì a limitare fortemente le vittime del contagio a Vo’, comune veneto al confine con la Lombardia, dove si registrarono alcuni dei primi contagi e si ebbe la prima vittima, insieme al paese gemello, sul versante Lombardo, di Codogno. Il bilancio finale contò a Vo’ pochissimi deceduti e qualche decina di ammaltai gravi, mentre a pochi chilometri, oltre il confine con il mantovano, i morti furono centinaia. Un successo, quello di Crisanti, che costò al professore, appena rientrato in patria da un lungo percorso nei principali centri di ricerca americani e inglesi, la rimozione a opera della giunta veneta di Zaia, che mal sopportava un tale primato da parte di un medico non allineato.
Oggi Crisanti è in Senato un presidio nelle battaglie per la difesa della sanità pubblica, ed è una delle principali competenze a cui rivolgersi per capire cosa stia accadendo nell’Organizzazione mondiale della sanità, da tempo nel mirino della presidenza di Trump. Il quadro geopolitico – dice il senatore – non è certo incoraggiante. Il ritiro americano e la timidezza dei Paesi europei lascia campo libero ai regimi autocratici che rendono l’Oms un altoparlante di dittature imbarazzanti. “Detto questo – incalza –, dobbiamo difendere comunque l’idea di una cooperazione globale, che possa aggredire un eventuale nuovo contagio epidemico, che per sua natura non conosce frontiere o nazionalismi”.
Ma perché il piano nasce comunque depotenziato?
Proprio perché la debolezza politica dell’Oms ha spinto il suo gruppo dirigente a cercare il sostegno dei Paesi più avanzati, alleggerendo ogni vincolo e riducendo regole e modelli cooperativi. Il baricentro di un contrasto a un eventuale nuovo contagio, al momento, è saldamente in mano ai singoli Stati che riprodurranno i pasticci che costarono migliaia di vittime con il Covid.
Il mondo scientifico, le grandi riviste internazionali, i centri di ricerca più accreditati come hanno accolto questo papocchio?
La scienza ha considerato il piano pandemico dell’Oms un chiaro passo indietro. Un arretramento, nonostante la lezione che abbiamo avuto nei tre anni di Covid. Sembra incredibile pensare che un’epidemia, che per sua natura è un fenomeno trasversale e transnazionale, come abbiamo imparato a nostre spese, debba essere affrontato al riparo di inutili frontiere nazionali. Ma come si fa a non capire che sarebbe una catastrofe?
Ora come riparare questi buchi?
Non vedo grandi opportunità. Forse l’Europa, con la sua rete di mutuo soccorso fra i Paesi soci, potrà, in caso di estrema emergenza, creare uno spazio di cooperazione: ma anche in questo caso il nostro governo sarebbe marginale, e rischia di non poter offrire ai suoi cittadini un’adeguata assistenza nell’eventualità di una nuova emergenza.
Torniamo infine alla politica italiana: come valuta la scarsa reattività delle opposizioni al disastro che si sta completando sulla sanità pubblica, dove le risorse del Pnrr non vengono minimamente usate per cambi strutturali nel sistema di assistenza?
Questo è un altro buco nero. La sanità è il paradigma di tutta la politica attuale. Socialmente, tecnologicamente, e anche culturalmente, avere una sanità che funziona, presidiata professionalmente e distribuita sul territorio sarebbe l’unico presidio per governare un tempo in cui spostamenti e innovazioni tecnologiche sconvolgono le stesse modalità di convivenza e di riproduzione della nostra specie.