
“Lavorare meno”: si riparte dalla Spagna
“Se otto ore vi sembran poche” è il famoso titolo di un canto di lavoro italiano, composto nei primi anni del Ventesimo secolo da un autore rimasto anonimo, ma che forse si potrebbe scovare tra qualche musicista amico o amica dei socialisti del vercellese, zona di elezione delle risaie, delle mondine e delle loro proteste novecentesche. Nata come canzone di una lotta locale, ebbe il destino di diventare un testo simbolo a cui fare riferimento nei momenti di maggiore conflitto del movimento operaio. Una canzone che fu adottata dalle lotte sindacali e dalle battaglie politiche socialiste e comuniste, e che echeggiava perfino la rivoluzione russa, ma che, più tardi, venne rilanciata anche dai movimenti del ’68 e del ’77. “Se otto ore vi sembran poche, provate voi a lavorare”.
Riprendendo questi echi lontani, sembrerebbe di parlare di epoche geologiche antichissime e di problemi ormai superati, messi definitivamente nelle teche della memoria. In fondo oggi, con l’avvento dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, si lavora sempre meno e quella soglia delle otto ore giornaliere (dalle dodici precedenti) è ormai stata ampiamente abbattuta. Considerando l’attuale frammentazione e la complessità di mercati del lavoro che si sovrappongono con lo sviluppo impetuoso dell’individualizzazione dei rapporti con le aziende, quel mondo delle mondine e degli operai di fabbrica appare lontano. Ma davvero i problemi sono superati? Davvero il processo di riduzione dell’orario (a parità di salario) e quindi della progressiva “liberazione del lavoro” è andato avanti?
Trasformare la crisi climatica in opportunità
Secondo l’ex primo ministro britannico, Tony Blair, una transizione energetica, basata sulla eliminazione dei combustibili fossili a breve termine e sulla riduzione dei consumi, sarebbe “destinata a fallire”, e dunque è necessario resettare quelle strategie ambientali da lui definite “irrazionali”. La domanda di combustibili fossili è in crescita: il traffico aereo raddoppierà nei prossimi vent’anni, e l’urbanizzazione farà aumentare la domanda di acciaio del 40% e quella di cemento del 50%. Sono questi i “fatti scomodi” con cui bisogna fare i conti: una citazione – a rovescio – della “verità scomoda”, titolo del celebre manifesto ambientalista di Al Gore. La soluzione, secondo Blair, sarebbe da cercare nell’innovazione tecnologica, soprattutto per quanto riguarda la cattura di anidride carbonica, verso la quale andrebbero indirizzati ricerca e finanziamenti. (Blair è al momento consulente del governo saudita, grande produttore di petrolio).
Dietro le quinte israeliane
La riportano come una riunione concitata, quella del gabinetto di sicurezza israeliano che, domenica 4 maggio, ha votato il piano di annessione totale di Gaza. Le fughe di notizie si sono rincorse sui media di Tel Aviv, riguardando soprattutto le posizioni del capo di stato maggiore Eyal Zamir. “Da quando è tornato in uniforme, Zamir ha imparato un po’ di cose ed è riapparso sobrio”, scriveva pochi giorni fa il quotidiano “Haaretz”, riferendosi a quello che sembra essere un cambio di registro per il militare. Nonostante sotto il comando dell’ex capo di stato maggiore, Herzi Halevim, siano stati uccisi migliaia di palestinesi, l’ultradestra israeliana giudicava troppo morbida la sua condotta, e ne ha chiesto per mesi a gran voce le dimissioni. Non era la gestione degli attacchi a non piacere, ma la sua idea della futura Gaza.
Lo scontro tra India e Pakistan rischia di incendiare l’Asia
Dopo giorni di scaramucce con le forze pakistane, lungo il “confine di fatto” nel Kashmir, durante la notte tra il 6 e il 7 maggio, le forze armate indiane hanno lanciato una serie di attacchi aerei e missilistici contro diversi obiettivi. Nuova Delhi ha battezzato “Sindur” – dal nome del tradizionale impasto a base di curcuma applicato dalle donne indù sposate lungo la scriminatura dei capelli – l’operazione militare lanciata contro lo storico avversario, accusato di foraggiare e coprire i terroristi che, il 22 aprile, hanno ucciso venticinque turisti indiani e una guida a Pahalgam, una località della porzione di Kashmir controllata dall’India. Le autorità di Islamabad hanno respinto le accuse, tornando a chiedere indagini indipendenti sull’eccidio.



