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Cospito e Berlusconi, un unico canovaccio
Il ventennio berlusconiano ci aveva lasciato un Paese stremato dopo un costante e prolungato terremoto che, in quegli anni Novanta e nel primo decennio del nuovo secolo, aveva minato alle fondamenta i valori della nostra Carta costituzionale. Nell’era berlusconiana si è abbassata sempre di più l’asticella della moralità pubblica, ed è diventata abnorme l’invasività del conflitto d’interessi. Quello di Berlusconi si è tradotto nella capacità di condizionare e modificare il sistema di regole e di leggi. Ricordate la depenalizzazione del falso in bilancio o la legge Cirielli che allungava o riduceva a fisarmonica i tempi della prescrizione?
Oggi il tribunale di Milano ha assolto Silvio Berlusconi per la vicenda delle “olgettine”, perché le ragazze dovevano essere sentite come indagate di reato connesso, quindi potevano anche mentire o fare scena muta, e non come testimoni. Il Cavaliere è stato “riabilitato” dai suoi, e da una propaganda che lo ha proposto come un martire che ha vissuto un calvario decennale, che lo ha visto perseguitato dai magistrati. Il fatto che, da Parigi, nel corso di una visita istituzionale, Berlusconi avesse chiamato la questura di Milano per far rilasciare la “nipote di Mubarak” per evitare un incidente diplomatico, e avesse mandato in questura la sua “consigliera ministeriale”, Nicole Minetti, a prelevare la minorenne che “sparlava” delle serate ad Arcore, non vuol dire nulla secondo loro.